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10 years ago, Frequencies interview | Dax DJ

Passione allo stato puro, stile, ricercatezza musicale unita allʼesperienza e allʼinnovazione; la cura maniacale nella scelta dei dischi più underground, la capacità di scovare artisti che solo dopo anni verranno acclamati dal pubblico… potrei continuare a sbriciolare allʼinfinito le qualità e le doti di un artista che rappresenta la realtà sicuramente più attraente del panorama musicale elettronico italiano.

Dario Bedin non è soltanto un dj che ha condiviso la consolle con più di 50 artisti di calibro internazionale fra cui Swayzak, Larry Heard e Alex Smoke; non è solo uno stimato produttore la cui ultima traccia (prodotta insieme al socio Mog) è stata selezionata nella compilation etichettata Fabric mixata da Steve Bug; non è soltanto uno degli artisti più richiesti dalle maggiori label della scena elettronica… Se questo per alcuni, anzi per molti, è già troppo, per lui è troppo poco… Infatti questo ragazzo di Vicenza ha dato prova di essere anche un ottimo art director, p.r. ed organizzatore; uno che ci sa fare proprio alla grande: ha creato un festival denominato Jazz Not Dead in cui ospita un mix di artisti veramente affascinante: da quelli più in voga del momento (per esempio Jona della Get Physical, Tractile della Minus e Skat della Karat), ai mostri sacri (come Daniel Wang, pilastro della musica disco), alle realtà emergenti (Ra.H della Morphine), il tutto in una location tanto classica quanto innovativa: un bar storico di Vicenza. Insomma se il Martedì sera siete a Vicenza, volete bere uno spritz o una birra dopo cena e capitate al Sartea… non vi dovete impressionare se ragazzi che vanno dai 25 ai 40 anni ballano ammaliati da un vortice di musica disco attorno ad una consolle presidiata da Dax e Daniel Wang, Dax e Prosumer, Dax e Mike Huckaby; insomma questo dipende da chi sarà lʼospite quella sera … lui, Dax, ci sarà sicuro e il divertimento è assicurato.

Parliamo di Disco: come è nata la tua passione per questo straordinario genere musicale?

La Disco music è tutto, non ci sarebbe lʼhouse music e tutto il resto, senza! Mi son avvicinato a questo genere da un percorso musicale un poʼ contorto. Fin da piccolino ero appassionato di Kraftwerk e musica elettronica, seguivo settimanalmente e sapevo a memoria la classifica dei singoli Pop più venduti di Stereo Rai 2, inoltre mio padre mi regalava un vinile al mese.. Poi verso i 16 anni cominciai a frequentare il Music Power (il negozio di dischi Import più importante e unico della zona di Vicenza) e con i pochi soldi a disposizione settimanalmente, mi compravo un disco ogni week (la scelta era assai impegnativa).. Praticamente andavo ogni giorno in quel negozio e la passione era tanta che mi presero per lavorarci nei fine settimana. I titolari di quel negozio: Ciso e Renzo erano per me dei maestri. Son stati loro ad introdurmi nel mondo delle etichette discografiche e a farmi scoprire la Disco music! Inizialmente acquistavo house, acid, solo un poʼ più tardi cominciai lʼavventura funk, boogie, a suonar i re-edits (Harvey, Idjut Boys: Dan Tyler & Conrad McDonnell, Steve “Fella” Kotey) e poi a collezionare vinili 70, 80 originali, prendendo spunto dagli “iniziatori”: Mancuso, Levan e il mio mito: Ron Hardy! Direi “itʼs all about House music…”.

Comʼè attualmente considerata la musica disco in Italia e quale potrebbe essere il suo futuro?

In Italia negli anni 70, 80 si son sviluppati vari stili musicali di matrice Disco che ancora oggi nutrono ed ispirano gli artisti e dj di mezzo mondo. Va ricordato tra lʼaltro un DJ “mito” Daniele Baldelli, e la schiera di “metti dischi” sviluppatasi da quella scia, filone chiamato Afro! Pensa che la prima musica da discoteca che ho ascoltato era proprio questa. Cosmic sound: miscela di: funk, brasil, disco, italo disco, elettronica suonata lenta ed effettata/equalizzata da paura.  I  ragazzi  al  mio  paese  ascoltavano  nelle  loro macchine  (dagli  impianti  hi-fi tamarrissimi) proprio questa musica.. mentre nelle radio si suonavan i primi pezzi house, dance. A quellʼepoca, non avrei mai immaginato e conosciuto lʼimportanza di quella musica… al giorno dʼoggi si campiona, saccheggia e manipola tutto.

Quali sono, secondo te, i produttori e le etichette più interessanti in questo momento per quanto riguarda la musica disco?

Sinceramente in questo periodo seguo poco le produzioni Disco “nuove” in quanto non sento nulla di buono per le mie orecchie: continuo ad aquistare Disco music originale nei mercatini, fiere del disco, e-bay, discogs e puntualmente ogni settimana prendo e suono di tutto: dalla deep house, detroit, alla modernissima musica elettronica, minimal ecc. Amo tutta la musica: quella underground. Gli artisti e le labels che han qualcosa da dire! Prediligo le piccole case discografiche e quella gente che si sbatte tanto per “venir fuori allo scoperto”. Basta seguire la mia chart mensile su RA per assaporare e scoprire le nuove frontiere sonore.. dove sta andando la musica “alternativa” e naturalmente il mio gusto musicale, in continua evoluzione!

Parliamo della realtà italiana. Chi consideri i maggiori artisti italiani in questo momento?

La scena italiana sta crescendo, sebbene ha bisogno di maggior collaborazione, coesione e valorizzazione! Ammiro tantissimo la scena minimal techno della Sardegna: Renato Figoli, Dusty Kid, Ferlin.. La scuola Napoletana (ho i vinili di tutti), la scena Romana (Lory D, Passarani, Francisco, Guglielmo Mascio, Cocco); gli amici della nu-disco: Mammarella, Capone, Giordani, Rocca; Bologna: Unzip, Tommaso, Pasta Boys; poi gli Italo Boys, Massi DL, la scena torinese (xplosiva), la scena milanese (Lele Sacchi), la scena genovese (010 Club e Djs) .. Manca qualcuno? Ah sì .. La scena veneta: Mog, Mogdax, Shadow Sync, Chronic Flakes, Paolo Tamoni, Seba Kiodin, Stephan Krus, Laverna, Spiller, Mawkish e tutti gli artisti della Nano Records, Ra.H (Morphine Records), Madteo (Lanquid). Come puoi notare il panorama musicale è vasto, suggestivo e pieno di energia… la lista è ancora lunga e perdonatemi se non ho ricordato tutti!

Credi che sia una cosa giusta che oramai “suona solo chi produce” o puoi smentire questa voce così insistente negli ultimi tempi?

Direi: chi produce, suona? E che suona? Il computer? Dove suona? Credo che “chi suona” (mette i dischi o cd o mp3), deve per forza amare la musica in primis… conoscere la musica (intendo le note musicali, armonie ecc.), poi può pure produrre o provarci, ma al giorno dʼoggi è una cosa normale e pure facile: chiamiamola software music!?

Comʼè la realtà clubbing italiana e quale consiglio ti sentiresti di dare ad un direttore artistico di club underground?

Son poche e rare le vere situazioni “underground” qua in italia. Tutto fa moda e tutto diventa moda! Passa in secondo piano la musica, la qualità, la ricerca, la cultura e se vuoi anche la naturalezza e libertà artistica, musicale. Ai direttori artistici dico: pensate meno alle vostre tasche e ogni tanto andate a farvi un viaggetto a Berlino, Londra, Parigi ecc. Se la scena italiana è quella che è ..stendiamo un velo pietoso..

Meno male che dal basso stanno nascendo festival, raduni, raves e nuove situazioni Club valide!

Con la nascita di software (anche facilissimi da usare) ognuno può mixare senza sbagliare le battute … insomma crescono i dj a vista dʼocchio grazie alle nuove tecnologie e inoltre tutti possono acquistare in formato mp3 (tramite i digital stores) quasi qualunque traccia underground, che appena 5-6 anni fa sarebbe uscita solo in vinile. Che ne pensi?

Eʼ vera la diffusione dei DJs: spuntano da tutte le parti! Tutti fanno i DJ, una volta era cosa più rara! Nella realtà dei fatti, pochissimi comprano gli mp3, perchè li puoi benissimo scaricare gratuitamente dalla rete da vari blog specializzati; scaricar coi software.. Risultato: tutti hanno e suonano la stessa musica; alla qualità sonora vien data poca importanza (hai presente un mp3 a 128?) .. di conseguenza si vendono pochissimi vinili, gran parte dei distributori di musica a livello mondiale stanno chiudendo .. e nascono una decina di labels digitali ogni settimana! Beatport = McDonalds globalized! Di questo passo dove andremo a finire? Ognuno di noi avrà una label personale… diventerà così ridicolo “comporre musica”, che suoneremo tutti con lo stesso software, preset, suoni (solo i più bravi avranno un “suono proprio”).. Bella schifezza! Al contrario esistono etichette discografiche che continuano a stampare vinile, distribuendolo in maniera indipendente.. edizioni limitate (NO mp3). Attualmente ammiro e supporto questa scena.. “into the underground”.

Se dovessi descrivere le caratteristiche di un tuo dj set che cosa diresti? Qualè la componente che ritieni sia più importante?

Premesso che “I love music”, dipende molto da dove suono: dal rave, club, after, bar, festival e  con  chi  suono.. Mi piaccion le componenti ritmiche, la sperimentazione, le atmosfere deep, i vortici disco. Ogni situazione può avere le sue sonorità caratterizzanti, quindi la scelta dei vinili da portare via varia… e vi assicuro che avendo più di 10.000 vinili, diventa difficile. Mi piace esser eclettico, spaziare.. come maestri e riferimenti per tecnica e stile: Ron Hardy (programmazione/playlist eccellente e sorprendente), Villalobos (la tecnica, selezione e follia), Hawtin (tecnica e tecnologia/effettistica), Jeff Mills (vortice e atmosfere). Vi basta?

Quali sono i 5 vinili che porti sempre con te?

Lilʼ Louis & The World – Nyce & Slo (Epic)

Adonis – Weʼre Rocking Down The House (Trax Records)

Mr. Fingers – Amnesia (Jack Trax)

Ricardo Villalobos – Thé Au Harem DʼArchimède (Perlon)

Bobby Konders – House Rhythms (Nu Groove Records)

Quali sono i tuoi nuovi progetti musicali?

Attualmente deve uscire Mogdax – Phonola EP sullʼetichetta inglese Deep Freeze; il progetto Mawkish su Nano Records, e altre collaborazioni e remix. La traccia Mogdax nella compilation Fabric 37 è andata molto bene ed abbiam raccolto molti consensi, nonché nuove collaborazioni. Ultimamente mi sto concentrando molto sulle produzioni: sia elettroniche, disco e deep house. Come è noto, non riesco a focalizzarmi su un solo genere, lo trovo riduttivo! Adoro la sperimentazione di software nuovi (Max msp / Processing), i sintetizzatori analogici, drum machines e i nuovi gadgets elettronici (ultimo: Kaossilator). Ci tengo a dire: non son un “animale” da studio di registrazione (passare ore e ore davanti al sequencer) .. dopo un poʼ devo staccare la spina e scappare via! Consiglio: cercate di far musica con il minimo indispensabile: troppi software, vst ecc. creano solo che confusione.. Altra cosa: prima di sottopormi allʼascolto un Vs. demo, ascoltatelo e riascoltatelo bene. Ho dei gusti un poʼ difficili, ma.. decisivi! May the funk be with you *

By Giacomo Ridella | Frequencies | Intervista a Dax DJ 09.02.2008